martedì 25 novembre 2014

Le magie musicali di Abbà Cornaglia



Una vita complicata, sin da bambino, caratterizzata da un'incredibile vena artistica, che lo ha reso famoso a livello internazionale. Tutto ciò nell'ambito di quel suo grande amore, che è la musica. Parliamo di Pietro Abbà Cornaglia, compositore alessandrino, nato il 20 marzo 1851. La mamma si chiamava Angela Molinari, confezionava e vendeva abiti e cappelli in una avviata attività nel centro di Alessandria, mentre il padre, Maurizio Abbà, era un apprezzato musicista. Il nostro Pietro, però, ancora in culla conosce la morte del papà. La madre si sposa in seconde nozze con un negoziante di pianoforti; l'alessandrino Pietro Cornaglia, che oltre a dare il secondo cognome a colui che diventerà un grande artista, insegna al piccolo Pietro i primi rudimenti della musica. Il ragazzino, malgrado la frequentazione di studi classici, si appassiona alla composizione, il patrigno capisce subito che vale la pena investire su un giovane capace di comprendere la musica con una sensibilità unica. Così, con la complicità della signora Molinari, spinge il giovane  Abbà Cornaglia ad iscriversi al Conservatorio di Milano: Pietro ha 15 anni e dal Comune alessandrino riceve una borsa di studio per questa affascinante esperienza formativa in terra meneghina. A 20 anni si diploma in composizione, pianoforte e organo: tra i suoi professori troviamo Lauro Rossi, autore di noti brani per messe cantate e numerosi lavori per il teatro d'opera. Ma fu il suo insegnante di letteratura, Emilio Praga, a cambiargli la vita. Praga (il cui figlio Marco fu tra i fondatori della SIAE) era poeta, scrittore e pittore lombardo, inserito più che mai nel mondo della Scapigliatura milanese ovvero quella corrente di pensiero a cui facevano riferimento intellettuali e artisti, animati da un impulso di ribellione nei confronti della cultura tradizionale e dello status quo borghese. Il nostro Pietro Abbà Cornaglia incontrò e imparò da altri due grandi letterati e compositori dell'epoca, lo “scapigliato” Arrigo Boito e Giuseppe Giacosa, esponente del Naturalismo, corrente  letteraria di origini francesi. Sono gli anni in cui il nostro compositore realizza la cantata “Caino e Abele”, meritevole del primo premio nel saggio di laurea al Conservatorio milanese. Fu un vero e proprio trampolino di lancio, che gli recò prestigio e popolarità, al punto che venne chiamato in Spagna e in Germania per alcune tournéss in qualità di pianista e organista. Nel 1874 Abbà Cornaglia partecipa ad un concorso indetto dal Ministero dell'Istruzione per la composizione di una messa in occasione del  ventisettesimo anniversario della morte di Carlo Alberto di Savoia (che ricorreva due anni dopo). Vince il primo premio, nonché la possibilità di presentare la sinfonia corale a Torino, nel Duomo di San Giovanni Battista: è un successo di pubblico e di critica e ciò che colpisce di più è la giovane età di Pietro, allora soltanto venticinquenne.
L'attività di Abba Cornaglia prosegue veloce, senza freni: fantasia e bravura tecnica gli consentono di essere molto attivo come operista e autore di musiche da camera. Nel 1877 termina il suo primo melodramma dal titolo “Isabella Spinola”, su libretto scritto da Crispino Jachino, poeta e scrittore alessandrino, padre di “Burina e Michina”, personaggi da leggenda  popolare mandrogna.
Alla morte di Vittorio Emanuele II, Margherita di Savoia, moglie di Umberto I, diventa regina: è coetanea di Pietro Abba Cornaglia ed emerge la sua grande stima per l'artista alessandrino, anche perchè quest'ultimo le dedicò due composizioni. La regina Margherita prova una “cotta” artistica verso il nostro concittadino, che lui ricambia mettendosi a disposizione della casata. Ma cosa avranno in comune la regina, personaggio reazionario, promotrice della repressione delle rivolte popolari dell'epoca e il nostro compositore, frequentatore degli ambienti scapigliati milanesi, spirito anarchico e anticonformista?
Probabilmente Abbà Cornaglia fu favorevolmente impressionato dal fatto che Margherita di Savoia gestiva un circolo culturale che le valse i consensi di poeti ed intellettuali in genere, anche di coloro appartenenti alle ideologie più radicali.
Intanto la sua grande opera “Isabella Spinola” debutta al Teatro Carlo Felice di Genova e viene replicata per dieci serate. L'altra opera ballo in quattro atti di Abbà Cornaglia, “Maria di Warden”, attira parole di grande approvazione da parte di Antonio Carlos Gomes,  ovvero il migliore musicista brasiliano dell' '800 nonché il primo compositore non europeo i cui lavori furono apprezzati ed accettati nel nostro continente ed in Italia.  
Gomes parla della musica di Abbà Cornaglia come di “un lavoro sobrio ed originale” e si stupisce di come ancora giovane, Pietro avesse tutta questa vena artistica da far esplodere.
Nel 1884 il compositore alessandrino rimane affascinato dall'opera teatrale dello scrittore e drammaturgo torinese Giuseppe Giacosa, “Una partita a Scacchi”, e al pianoforte compone la musica di quello che sarà il suo terzo melodramma. Conclusa l'orchestrazione di questo lavoro, la propone allo stesso Giacosa, che ne rimane entusiasta, e al severo giudizio del pubblico alessandrino, presentandone il preludio al Teatro Comunale. La città risponde con grande calore ed orgoglio. C'è da dire che Giacosa poco dopo diventerà il librettista più cercato da Giacomo Puccini.
Nel 1888 Pietro Abbà Cornaglia si sposa con una sua ex allieva, Elisa Costa, i due vanno ad abitare in via Pontida, al civico 6. L'attività del nostro compositore è frenetica, ad Alessandria organizza e dirige diverse iniziative tra cui il concorso nazionale delle bande.
Facendo un passo indietro, c'è da sottolineare che Abbà Cornaglia era dal 1880 che ricopriva il ruolo di organista nel seminario, nonché direttore del coro maschile. Inoltre aveva aperto una scuola privata di musica.
Ma un triste destino attendeva l'artista alessandrino e la propria famiglia: il 2 maggio del 1894, in seguito ad un'infezione per un'appendicite non diagnosticata, Pietro Abbà Cornaglia muore, lasciando la moglie ed il figlio Maurizio, di 5 anni. Quest'ultimo, grazie ad uno zio, prosegue le orme del padre, immerso nella passione per la musica; ma di mestiere farà l'ingegnere. Maurizio muore nel 1983, all'età di 94 anni.   
Quella che è l'eredità artistica di Pietro Abbà Cornaglia, Maurizio la dona al Conservatorio di Alessandria, dove è stato allestito un museo proprio dedicato a questo grande musicista.
Riepilogando le opere del maestro, contiamo diverse composizioni per pianoforte, in particolare romanze; poi una ventina di brani di musica sacra, tra cui “Messa di Gloria”, per coro e organo, la messa da Requiem in memoria di re Carlo Alberto, “Magnificat a due parti” per tenore e baritono, “Salve Regina” (coro a cappella) e “Inno al Sacro cuore”. Le opere teatrali composte da Abbà Cornaglia sono tre: “Isabella Spinola”, Maria di Warder” e “Una partita a scacchi”. Poi diversi scritti, tra cui “Impressioni di un viaggio in Germania” e una conferenza per il Teatro di Alessandria, redatta nel 1881, dal titolo “Storia e filosofica della musica”.

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