martedì 25 novembre 2014

Demachi, il compositore l'alessandrino che affascinò Mozart



Tra i tanti artisti di fama e di successo nati ad Alessandria, una personalità  di rilievo è certamente quella di Giuseppe Demachi, musicista e compositore, vissuto nel '700. Chi ha cercato i suoi natali ha dovuto effettuare un compito certosino: gli archivi anagrafici e battesimali presenti nella nostra città infatti non lo contemplavano come “Giuseppe Demachi”. Si scoprì invece che un' antica parrocchia cittadina presentava tra gli atti il nome di “Giuseppe De Mays”, nato il 7 giugno 1726 nella Città della Paglia. Successivamente il suo cognome fu italianizzato in Demachi. Insomma una curiosità anagrafica che rappresenta il punto di partenza di un artista in grado di entrare nei meandri della nobiltà europea con le proprie doti e il proprio spiccato talento, pur essendo uno spirito anarchico e ramingo. Demachi studia musica nella nostra città,  poi inizia a lavorare a Torino, attorno ai quattordici anni, come violinista della Cappella di Corte del Duca di Savoia. Qui il suo Maestro fu Giovanni Battista Emanuele Somis, appartenete ad un' aristocratica famiglia di Torino, che “sfornò”  personalità importanti in campo artistico. Somis iniziò la carriera di musico come aiutante di camera del Principe di Carignano, poi diventò capo dei violini soprani dell'Orchestra del Re di Sicilia e primo violino dell'Orchestra del Teatro Regio. Con Somis il nostro Giuseppe Demachi divenne abile e lodato esecutore e illustre compositore. Nel 1763, forte dell'esperienza accumulata a Torino, torna sulle rive del Tanaro e diventa primo violino presso la cappella musicale del Duomo di Alessandria. Sul frontespizio dei sei Trii dell'Opera 5 del 1771 viene indicata la mansione del Demachi: “maestro di concerto e primo violino della Catedrale d'Alessandria”.
Il compositore aveva regolare contratto di lavoro e la sua paga era 200 lire del conio di Milano. La sua attività nella Cattedrale mandrogna proseguì fino al 1772; cinque anni prima di quella data compose un motivo a contralto e strumenti che lo fece conoscere su un vasto territorio. Nel 1765   Demachi si era spostato a Casale Monferrato, alle dipendenze dei conti Sannazzaro, un'antica famiglia che ebbe notevole potere politico tra Pavia e i paesi monferrini. I Sannazzaro chiesero composizioni musicali al nostro artista in un periodo che va dal 1768 al 1773, anni in cui   l'alessandrino tenne buoni rapporti con Federico di Sannazzaro. L'esperienza casalese fu un vero e proprio trampolino di lancio per un personaggio che veniva descritto come   riservato, ma pieno di verve musicale e dallo spiccato intuito, doti che gli permisero di trasferirsi a Ginevra lavorando come primo violinista della prima orchestra professionista della città svizzera, ovvero la “Societè de Musique”. Erano gli anni in cui il primo violino, ovvero il  violino concertante, da principale diventa un elemento a sé,  che si contrappone all'orchestra. E Demachi fu tra i primi a palesare questa “rivoluzione”.
Nel 1778 Giuseppe Demachi diventa maestro di cappella a Kirchheimbolanden nella regione tedesca della Renania presso la principessa Carolina Nassau-Weilburg, appartenente ad una casata aristocratica che governò il ducato di Nassau, entità territoriale esistente in Germania dal 1344 al 1816. La locuzione “maestro di cappella”, che caratterizzò buona parte della carriera del Demachi, indica la persona responsabile della musica di una cappella ecclesiastica, con ruoli anche diversificati. Infatti il maestro di cappella era incaricato, tra l'altro, all'educazione musicale dei giovani musicisti e avviati alla pratica del canto.
In Germania avvenne l'incontro che rappresentò il picco più elevato della carriera di Demachi: all'età di cinquant'anni  le sue musiche vengono ascoltate dall'allora ventiduenne  Wolfgang Amadeus Mozart, reduce dall'amara esperienza parigina, in cui perse la madre. Un Mozart ancora abbattuto per il decesso della cara, viene ospitato in terra teutonica dal barone Friedrich Melchior, dove entra in contatto con il lavoro del Demachi. Il famoso compositore austriaco venne impressionato dalla musica dell'alessandrino al punto che volle collaborare con lui, ma il progetto svanì per la partenza  forzata di  Mozart per Salisburgo.
Demachi intanto continua la propria carriera di compositore, sia di brani dall'elevata qualità artistica che di musiche popolari. Già prima dell'incontro con Mozart, si era recato a Parigi dove scrisse sei sonate per violino e basso continuo, poi realizzò quattro sinfonie concertanti, dieci concerti per violino e diverse ouverture orchestrali. Il basso continuo, specialità del Demachi, aveva una forte connotazione barocca, ovvero legata a quel progetto che molti musicisti, tra cui Vivaldi,  portarono a compimento nella seconda metà del secolo XVII,  intersecando in modo innovativo qualità, gusto ed estetica, modellando una concezione artistica i cui risultati oggi ritroviamo nel classicismo musicale. Con la vena barocca la musica composta dal Deamchi risulta  asimmetria, quasi contraddittoria, ma stupefacente e pronta a  meravigliare.
Le opere che lo fecero diventare famoso, soprattutto negli ambienti più ricercati, furono una serie di sei quartetti per archi, che adottarono la dicitura di “Quartetto overo concertino per Violino Principale, due violini di accompagnamento e violoncello”. Demachi inoltre compose oltre cinquanta trio sonata e sinfonia in fa maggiore, tra cui l'opera “Le campane di Roma” e un “mottetto”, ovvero una composizione vocale soprattutto riferita a testi sacri, depositata nella Cattedrale di Santiago di Compostela.
Si trovano suoi manoscritti a testimoniare sue opere anche per la comunità tedesca di Mecklenburgische Schweiz, per la biblioteca vescovile di Ratisbona, in Baviera ed è presente pure un documento musicale del  Demachi nella Library of Congress di Washington ed un altro nell'Università della California.
Gli ultimi concerti Giuseppe Demachi li tenne a Londra, ciò a sottolineare la sua propensione ad essere spirito randagio ed assai lontano da quello che ora potremmo chiamare il “jet set” di quell'epoca.
E fu proprio a Londra che il nostro compositore morì, presumibilmente all'età di 65 anni, ovvero nel 1791.

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