martedì 25 novembre 2014

Ciak, si gira: quel favoloso mondo di Romolo Siena



Per chi negli anni settanta era un ragazzino «vorace» di televisione, il nome di Romolo Siena rappresenta qualcosa di “mitologico”: un simbolo, che ti induce leggerezza, semplicemente nel sentirlo citare. Un'icona, che sapevi lì, intramontabile, come le figurine Panini, gli ovetti Kinder o i giornalini di Paperino. Romolo Siena è stato un pioniere della TV, regista di varietà leggeri ed eleganti, che hanno fatto la storia della televisione italiana.
Il suo nome era un frequentissimo “allegato” all'annuncio delle signorine buonasera di tantissimi programmi.
E' uno dei personaggi, nati ad Alessandria, che la nostra città spesso dimentica, presa dalle comprensibili frenesie del «qui ed ora». Nacque tra Tanaro e Bormida  il 18 aprile del 1923: entra nel mondo della comunicazione giovanissimo, come giornalista della Gazzetta dello Sport. La “rosea” gli fa seguire il Giro d'Italia. Un'esperienza che consente a Siena di viaggiare in lungo e in largo per il nostro paese, conoscendo usi, abitudini, pensieri ed idee degli italiani. Nel 1953 inizia a lavorare nel servizio televisivo italiano. E' tra i precursori della tivvù vera e propria, visto che ufficialmente il primo programma della Rai emette il vagito il 3 gennaio del 1954.
A 35 anni a Romolo Siena  viene data la regia di quel simbolo della televisione che fu «Lascia o raddoppia?», che rappresentava la versione italica del format francese «Quitte ou double?». Un successo straordinario! Con Mike Bongiorno che al sabato sera sapeva far evolvere  puntata dopo puntata, incollando milioni di italiani alle sedie, davanti a quello strano aggeggio, per allora, che era l'apparecchio a valvole.
Ma le capacità e le intuizioni di Romolo Siena erano dirompenti come un fiume di sapere e di sensibilità intellettuale per un mondo, quello televisivo, che stava esondando sempre più nella cultura e nelle abitudini della gente.
Così firmò la regia di vere e proprie icone della tivvù: varie edizioni del Festival di Sanremo, Canzonissima, Campanile sera, che metteva in competizione una località del nord ad una del sud,  di fatto dando vita alla prima grande rivalità campanilistica della televisione.
Romolo Siena costruiva la regia dei programmi con la pazienza di un certosino e la disciplina di un artigiano. Non dava spazio all'improvvisazione, alla spettacolarità scontata e a quel folclore, tipico di molte trasmissioni di oggi, senza arte ne parte. Lui sapeva che fare televisione è una disciplina vera e propria e non un moto soggettivo e arbitrario, senza metodi e tecniche. Così i programmi diretti da Siena erano semplici, ma netti, chiari, con tempi e dinamiche visive gradevoli e un risalto dei protagonisti sempre impeccabile. Insomma, Romolo Siena era un professionista della televisione discreto ed delegante, sensibile ed intelligente, che non si imponeva mai su conduttori, attori e protagonisti delle trasmissioni, ma sapeva condurli e indirizzarli con l'autorevolezza di chi è ridondante di intuizioni e di idee efficaci.
E intanto arriva la fine degli anni sessanta: in televisione la reazione alle contingenze politico sociali è la ricerca del nuovo, sfuggendo  più che si può dal banale. E chi, meglio di Romolo Siena, può fare una tivvù così? E' il regista di «Diamoci del tu», trasmissione con Caterina Caselli, del così detto “happening televisivo” «Speciale per voi», condotto da Renzo Arbore, poi ancora perle   volanti nell'etere, con Rita Pavone, Peppino De Filippo e Adriano Celentano.
Negli anni settanta la televisione italiana si fa più matura. Non vuole prendersi troppo sul serio, ma al tempo stesso si tiene ben lontana dal “nazional popolare”, tipico del decennio successivo. Sono gli anni in cui Romolo Siena diventa il regista di «Tante scuse» (1974), con Sandra Mondaini e Raimondo Vianello, «Ancora tante scuse» (1975), «Noi No...» (1977), «Io e la Befana» (1978), «Stasera niente di nuovo» (1981), insomma del meglio del varietà.
Romolo Siena aveva la capacità di guidare personaggi straordinari che hanno fatto la storia della della canzone e del cinema (fece il regista di trasmissioni che annoveravano Yves Montand, Ella Fitzgerald, Anna Proclemer, Renato Rascel) e personaggi agli esordi ancora timidi e impacciati, che con la guida di Siena seppero sempre dare il meglio di sé. Come un giovane Massimo Boldi in «A tutto Gag» (1979), che comprendeva anche Sydne Rome agli esordi, alla quale Romolo Siena  diede la possibilità di  esprimersi con tutta la propria versatilità artistica. Sempre in «A Tutto gag»  “esplose” l'ironia di Simona Marchini, a cui il nostro regista diede la possibilità di dimostrare di non essere una ricca signora (la Marchini era figlia di un noto imprenditore e moglie di un calciatore di serie A)  in vena di capricci e di manie di televisione, bensì un' attrice vera, capace di interpretare con immensa efficacia le caricature di noi italiani.
Proprio in «A tutto gag», Siena incrociò un altro personaggio molto legato ad Alessandria, scomparso recentemente, ovvero Daniele Formica.
Una passione del regista alessandrino è stata la TV dei ragazzi: negli anni settanta diresse «Il dirigibile», trasmissione condotta dal cantante Mal e da Maria Giovanna Elmi.
Romolo Siena si è spento il 27 maggio 2004: Alessandria dieci giorni prima gli aveva conferito  l'attestato di civica benemerenza, come ultimo atto di riconoscenza verso un personaggio che ha saputo dare molto al costume di noi italiani, per la sua professionalità ma anche per il suo modo d'essere, leggero, discreto, elegante.
Il figlio, Pierfilippo, lavora anche lui nello spettacolo, occupandosi di post-produzione, e attraverso il sito www.romolosiena.com, vuole mantenere viva la memoria del proprio papà.            

La donna, il coraggio, la leggenda: Lella Lombardi



La grinta e la determinazione, tipicamente femminili, messe in gioco per domare potenti motori, in  un'epoca in cui (parliamo degli anni settanta) la contrapposizione “maschio-femmina” raggiungeva connotati straordinariamente forti, che coinvolgevano politica, cultura, mass media e vita quotidiana. Possiamo introdurre così la vita e la carriera di Maria Grazia Lombardi, ben più nota come Lella, unica donna ad entrare in classifica punti in un Gran Premio di Formula Uno. Unica donna pilota ad aver gareggiato in 17 gran premi mondiali e ad aver raccolto successi in una moltitudine di altre gare automobilistiche. Lella Lombardi nacque a Frugarolo, il 26 marzo 1941, sin da ragazzina si mise in evidenza, attirando le simpatie e l'affetto degli abitanti del piccolo paese della Fraschetta. Tutti erano colpiti da questa ragazzetta che sfrecciava sulla Lambretta rossa dei genitori: il padre faceva il macellaio e Lella, appena l'età glielo permise, iniziò ad aiutarlo nell'attività. La sua passione di giovane poco più che adolescente era guidare il furgone del babbo per fare le consegne in giro tra Piemonte e Liguria. Qualche anno prima, di nascosto dai suoi e con la complicità di qualche amico, guidava già l'automobile, covando dentro quella passione che di lì a poco la fece diventare famosa in tutto il mondo. I motori.
Il suo primo “manager” fu un conoscente di Frugarolo, che la accompagnava a Morano Sul Po, dove c'era una pista sulla quale correva nella Formula Escort. Prima ancora aveva guidato i go karts, passaggio obbligato per la stragrande maggioranza dei piloti.
Nel 1965 Lella Lombardi, sguardo furbescamente timido, occhi vispi e capelli corti e scapigliati, partecipa alla sua prima gara ufficiale, nella formula Monza, su un'auto da corsa presa a rate. Si capisce subito che la sua bravura alla guida e nella competizione non hanno nulla da invidiare agli uomini, sempre gentili con lei fuori dalla pista, ma spietati e tremendi quando si trattava di correre. Quegli uomini che non riuscivano ad accettare di essere messi sotto, in gara, da una donna.
Le sue qualità le consentono, nel 1968, di passare alla Formula 3, prima importante tappa della sua carriera. Nel 1970 vince il campionato italiano nella Formula 850, un successo che le consente di partecipare nel '71 al campionato inglese della Formula Ford.
Nel 1974 Lella Lombardi passa alla Formula 5000: parliamo di competizioni con bolidi particolarmente potenti (era una categoria dove monoposto di diversa origine gareggiavano insieme). In questa categoria Lella prende parte alla Rothmans Championship, che prevedeva 18 gare. Al termine del campionato arrivò con un ottimo quinto posto. Le 5mila non erano tanto diverse dalla Formula Uno, anzi: così un importante manager le propose di passare alla massima categoria delle vetture monoposto, portandola nella scuderia inglese della Brabham. Non riuscì nell'intento di qualificarsi per il Gran Premio d'Inghilterra. Ci riprovò nel 1975 su una March, sponsorizzata dalla Lavazza, Si capì subito con con quel motore Lella avrebbe messo a dura prova la presunta superiorità dei maschi: contro di lei si schierano autorevoli piloti e più di un giornalista.  Tutto andava bene fino a quando la nostra “impavida scheggia” sembrava rimanere in un contesto di meritevoli prestazioni, senza però pestare i piedi ai colleghi maschi, ma appena Lella dimostra di poter vincere anche con bolidi di massima categoria, allora inizia a diventare un personaggio scomodo.  In una conferenza stampa del 1975 non usa mezze parole per denunciare questo clima astioso nei suoi confronti, quasi a volersi levare un peso dallo stomaco. Le ostilità però caricano ancora di più Lella Lombardi, che nel marzo di quell'anno, nel gran premio del Sudafrica, riesce a qualificarsi . Dopo Maria Teresa De Filippi (pilota degli anni cinquanta) è l'unica donna a  correre un Gran Premio. Ma è costretta al ritiro. Ci riprova nel GP di Spagna, a Barcellona: queste sono pagine di storia dello sport, in un misto di gioia, dramma, record, fumo, rombi e odore acre di benzina che brucia. E' il 27 aprile del 1975,  Lella Lombardi, sul circuito del Montjuich e a bordo di una March 751, riesce a qualificarsi per il Gran Premio, a 7'' dalla pole di Niki Lauda. In quel weekend i piloti boicottano le prove per protestare contro il pessimo stato delle barriere di sicurezza. Fittipaldi decide di non partecipare, mentre Merzario ed altri si fermano volontariamente al primo giro. Il Parco del Montjuïc è collocato su di una collina ed il circuito si sviluppava sul lato settentrionale di questa. Il tracciato misurava 3.791 metri e  partiva dalla Recta de Las Fuentes, posta alla base della collina, per poi salire lungo larghe strade e curvoni veloci come La Pergola, Pueblo Español e Sant Jordi, passando vicino allo Stadio Olimpico, dove il circuito scollinava per rituffarsi verso il traguardo. Prevedeva pure una curva a 90° denominata Guardia Urbana. Al 25° giro c'è il dramma: la Hill del pilota tedesco Rolf Stommelen perde l'alettone, che schizza in alto come un proiettile, purtroppo l'instabilità  fa piombare l'auto sulla folla. Sono quattro i morti e diversi i feriti, tutti tra il pubblico. Quattro giri dopo la direzione di gara decide di fermare la corsa: ai piloti è assegnato un punteggio dimezzato. Lella Lombardi a quel punto era sesta, dietro a Jochen Mass, Jacky Ickx, Carlos Reutemann, Jean Pierre Jarier e al suo amico Vittorio Brambilla. Conquista così mezzo punto ed entra nella storia dello sport, diventando fino ad ora l'unica donna ad aver centrato la zona punti in un GP di Formula Uno. 
Lella Lombardi è un personaggio da copertina, ma lei “diva” non vuole proprio esserlo: è carina, ma volutamente non fatale, è gentile, ma come forma di educazione e rispetto, non certo di  ipocrita accondiscendenza, tiene a rimarcare il suo essere “femmina” in un mondo, quello dei motori, troppo maschilista, ma non ha mai voluto farsi strumentalizzare da demagogiche visioni femministe.
Lella dopo Barcellona si qualifica in altri nove GP, senza però centrare punti.
Nel 1976 torna alla Formuna Uno, ottenendo un buon 14° posto al GP del Brasile. Nell'ultima sua gara nella massima serie è 12a in Austria.
Per Lella Lombardi la carriera prosegue nella categoria Worrld Sportcar Championship dove, fino al 1981 si fa valere con buoni risultati. Partecipa alla 24 ore di Le Mans, alla 6 ore del Mugello, alla 6 ore di Vallelunga e di Silverstone, alla 24 ore di Daytona, alla 500KM di Monza, alla 250 di Imola  e, nel 1979, è quarta su Osella (in coppia con Giorgio Francia) nella 24 ore di Daytona. Sempre nello stesso anno vince la 6 ore di Pergusa. Nel 1981 primeggia con Giorgio Francia alla 6 ore del Mugello e giunge quinta nella 100 KM di Brands Hatch. Tra l' '82 e l'85 la nostra pilota si concentra sul campionato europeo Turismo, vincendo una quindicina di competizioni. Nel 1986 ci sono le prime avvisaglie della malattia: un cancro. La operano e lei, ancora con i punti “freschi”, decide di partire per la Spagna per l'ennesima gara.
Nel 1988 Lella Lombardi si ritira dalle competizioni diventando team manager della scuderia omonima.
Nel 1992 il male ritorna, feroce ed aggressivo, viene ricoverata al San Camillo di Milano (città dove abitava ormai da tempo): poco dopo mezzogiorno del 3 marzo di quell'anno, Lella Lombardi muore. Le altre donne che hanno gareggiato in Formula Uno (senza però centrare la zona punti) sono Maria Teresa De Filippis (negli anni '50), la britannica Divina Galicia (anni '70), la sudafricana Desiré Wilson (anni ottanta), e nel 1992 Giovanna Amati. Donne entrate nella storia dell'automobilismo. Lella Lombardi, invece, è entrata nella leggenda.